Il pomeriggio dello stesso giorno ci mettiamo in marcia in direzione di Otta per portarci sulla Sjoa, su cui arriviamo in serata.
Ci accampiamo all'imbarco della Sjoa alta, in un posto molto bello ma freddo.
Il boyscout Uguzzo ha di nuovo preparato il falò e nonostante si finisca di cenare che è quasi mezzanotte bisogna comunque accenderlo e passarci una mezz'ora intorno sennò fa i capricci...
Nonostante il freddo me la passo bene nella mia 2seconds, ampiamente promossa in questa vacanza.
Confermo il giudizio positivo del nonno e di uguzzo. Anzi secondo me questa tenda vale molto di più di quanto costa: l'isolamento termico non è male, la praticità assoluta, e mi ha veramente salvato la vacanza, permettendomi quel minimo di privacy senza troppi sbattimenti. Altrimenti avrei dovuto dormire in furgone con lo svizzero e Michele di Parma (il quale usava il sacco della spazzaturea come cuscino!)...
Accendo un cero a santa Quechua...
L'indomani il Baldo parte lasciando tutti con un palmo di naso, specie il sottoscritto che contava di essere riportato dove era stato prelevato..., meno male che Roberto e Cristina abitano dalle parti dove avevo lasciato la macchina e si sono offerti di portarmi loro a destinazione, sennò dovevo farmi da Rivera (Svizzera) a Fiondi (Alessandria) con kayak e attrezzatura, tenda, due borse, pc e macchine foto...
Comunque è giorno di Sjoa: io speravo di fare il tratto basso, Amot canyon che non ho ancora fatto, su cui si imbarcano Uguzzo, Steve e Cristiano, e Alberto; ma non si può averle tutte vinte. La svizzero e Roberto decidono di fare il tratto alto e siccome sono con loro...
Quindi ci si divide, loro su Amot e noi sulla upper. Il tratto l'avevo già fatto l'anno scorso e mi ricordavo un mega rapidone (5° +) che avevo fatto solo io in C1 (vedi report Norvegia 2004). Il tempo è brutto e sono già appagato dalla discesa della Rauma, quindi non ho molta voglia di cercarmi grane... ma quando arriviamo lì...
scopriamo una via pulita che evita di centrare in pieno il primo buco, quello che mi aveva flippato l'anno scorso, vabbè mi imbarco.
Anche se l'ho già fatta sono comunque cazzi, perché tutto il fiume si stringe in un passaggio di pochi metri (saranno 50/60 mcs) e poi c'è una soglia che non si deve assolutamente prendere in mezzo perché fa un mega ritorno improteggibile.
In ogni caso va tutto bene e complice la nuova linea passo molto meglio dello scorso anno. Rimango stupito anzi da come tutto vada liscio sulle bananone della strettoia: la mia mamba plana sulle onde leggera come il pennello di una gheiscia sulla carta di riso (ma da dove mi vengono?).
Poi è il turno di Andreas che passa anche lui senza problemi.
Subito dopo ci sarebbe lo sbarco, ma Roberto, Michele ed il sottoscritto decidono di proseguire fino allo sbarco successivo: una bella galoppata di 10 km di 3°-4° ondoso, tutto a vista ma con alcune belle rapide potenti.
Andreas sul rapidone della upper Sjoa
E' l'ultima discesa per noi, il gruppo si divide: lo svizzero e Michele vogliono fermarsi fino a venerdì
Roberto, Alberto e Patrik propongono di mettersi sulla via del ritorno e visitare qualcosa strada facendo, a me sta bene perché voglio vedere il museo di Munch ad Oslo.
Arriviamo alla periferia della capitale in serata.
Trovare un posto in cui accamparsi dalle parti di Oslo non è facile. Arriviamo ad un campeggio, dove ci accoglie un gestore antipaticissimo, strapieno e carissimo. Patrik, Alberto e compagne decidono di fermarsi, Roberto, Cri ed io ci accampiamo vicino a un campo sportivo. Pazienza rimanderò la doccia ancora per qualche giorno...
Il giorno dopo facciamo i turistazzi: visita al museo vichingo, interessante e soprattutto al meraviglioso museo di Munch. I suoi quadri sono in grado di suscitare emozioni fortissime; trasudano angoscia a disperazione, ma anche un torbido, decadente erotismo.
Vicino al museo c'è un quartiere abitato quasi interamente da indiani e musulmani, con tutti i loro negozi, botteghe e ristorati: mangiamo un ottimo kebab con riso bashmati in un locale gestito da pakistani, non è tipicamente norvegese ma per fortuna nemmeno i prezzi lo sono... Un bel contrasto comunque tra l'architettura nordica e i negozi che vendono sari e altro abbigliamento di foggia indiana o mediorientale.
Le navi vichinghe di Oslo
Roberto e Cristina nella kebbabberia
Tipica kebbabberia norvegese
L'ingresso del Munch Museet
Un giretto di shopping nel centro di Oslo e la sera stessa ci trasferiamo in Svezia.
Pernottiamo in un parcheggio sull'autostrada e il mattino successivo prendiamo il traghetto Helsinborg - Helsingor. Quì visita al locale castello e museo (dicono di Amleto mah?), qualcosa non male ma nel complesso un po' una palla.
In serata puntata lampo a Copenaghen, dove lasciamo Patrik e Judit che hanno ancora qualche giorno di ferie. Ultimo traghetto fino a Puttgarden e poi una tiratona di un giorno intero fino in Italia. Game over, sigh!
Scorcio di Oslo
Tramonto svedese
Scorcio di Copenaghen
Un ringraziamento a Roberto e Cri che mi hanno invitato a dormire a casa loro e mi hanno poi accompagnato alla voiture.